Alessandro Borghese ha denunciato la difficolta di reclutare personale per i suoi ristoranti.
Secondo il noto chef:
“I giovani non vogliono lavorare e preferiscono tenersi stretto il fine settimana per divertirsi con gli amici”.
Le sue dichiarazioni hanno subito trovato il supporto di Flavio Briatore:
“Quello che dice lo chef Borghese è la verità: molti ragazzi cercano lavoro sperando quasi di non trovarlo“.
Ma è davvero così?
Prima di poter dare una risposta bisogna introdurre il concetto di costo opportunità. Quando una persona inizia a lavorare rinuncia ad una parte del proprio tempo libero al fine di ottenere un reddito economico. Il tempo libero rappresenta il costo opportunità della scelta.
Prima della pandemia, i giovani per rinunciare “al loro tempo libero” erano riluttanti ad accettare occupazioni che li impegnassero nei week-end, nei festivi e in orari notturni. Inoltre, poco gradite erano le posizioni pesanti in termini di mansioni.
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Uno studio della rivista specializzata Spot and Web svolta fra ragazzi di età compresa fra i 16 e 25 anni svela quali sono i lavori che meno graditi ai giovani:
- Lavapiatti (19%);
- Badante (17%);
- Postino (14%);
- Operatore ecologico (14%);
- Cameriere (12%);
- Parcheggiatore (10,5%);
- Operaio edile (8%);
- Benzinaio (6,5%);
- Camionista (4,5%)
Cosa cercano invece i giovani?
Oggi è importante, oltre ad una retribuzione dignitosa, la possibilità di un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, soprattutto rispetto all’autonomia nella gestione del tempo.
Le aziende per incentivare i giovani dovrebbero adottare logiche inclusive, valorizzando le differenze di ogni tipo. Elementi fondamentali sono la meritocrazia, le opportunità di formazione, l’applicazioni di strumenti di welfare aziendale.
Secondo te è vero che i giovani non vogliono lavorare?
Autrice: Giulia Baccini