Secondo un recente studio della Confartigianato (6 Maggio 2022), sono 3,2 milioni i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi in Italia. L’economia sommersa italiana vale 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil e il 12,6% del valore aggiunto.
L’economia sommersa può essere definita come l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al prodotto interno lordo ma che non sono registrate e dunque regolarmente tassate.
Per numero di occupati il sommerso rappresenta il terzo settore più numeroso in Italia. Preceduto dai servizi, che contano 16,3 milioni di addetti, e dal manifatturiero 4 milioni.
E’ irregolare il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente e questa quota è aumentata d 0,6 punti percentuali rispetto al 2011.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Quanto ci costa il lavoro in nero?
Il Mezzogiorno ha il record negativo con il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale pari al 17,5%. Mentre mentre il Centro Nord si attesta sul 10,7%. Il Nord Est si ferma al 9,2%.
Maglia nera per la Calabria, dove non è regolare un quinto (21,5%) degli occupati.
Il lavoro irregolare ha una enorme incidenza sulla nostra economia comportando minori entrate fiscali, con una conseguente riduzione dei servizi e un aumento della tassazione per chi paga regolarmente.
Uno degli obiettivi fissati dal Next GenerationEu è quello di rendere il lavoro regolare più conveniente. Contrastando così i datori di lavoro che sfruttano la manodopera irregolare.
Bruxelles chiede all’Italia, entro il 2026, di ridurre l’incidenza del lavoro irregolare di almeno 2 punti percentuali. E un incremento di almeno del 20% del numero di ispezioni.
Cosa si dovrebbe fare per ridurre il numero di lavoratori irregolari in Italia?
Autrice: Giulia Baccini