A causa delle attività umane, dall’agricoltura all’industria, e l’alterazione degli equilibri ambientali questa risorsa è seriamente a rischio, tanto da essere arrivati a circa 200 Paesi e un miliardo di persone colpite dal processo di desertificazione nel mondo, compresa l’Italia. La FAO prevede che nei prossimi anni saranno oltre 30 i paesi che dovranno far fronte a crisi idriche croniche. Nel 2025 il numero delle persone senza accesso all’acqua potabile potrebbe arrivare a più di 3 miliardi. Il nostro Paese è agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico, davanti solo a Romania e Malta. Con 40 euro per abitante all’anno, contro la media europea di 100 euro.
Economicamente, in Italia, il valore dell’acqua è pari al 17,5% del PIL (dati 2021), circa 310 miliardi di euro (comparabile con il PIL di un Paese come il Sud Africa). Ma l’Italia è un Paese a rischio sia per l’acqua e sia per lo sviluppo sostenibile.
Le perdite dagli acquedotti sono in aumento perché le infrastrutture idriche sono vecchie e inefficienti. Circa il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni e il 25% ha più di 50 anni. Il 47,6% dell’acqua prelevata per uso potabile viene dispersa, il 42% solo nelle reti di distribuzione.
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Con 153 metri cubi l’anno pro capite, l’Italia è il secondo Paese dell’UE per prelievi di acqua ad uso potabile. Il doppio rispetto alla media europea. Con circa 200 litri pro capite consumati all’anno, siamo il primo Paese al mondo per consumi di acqua in bottiglia. Nonostante la qualità della nostra acqua sia la migliore d’Europa.
Il cambiamento climatico porterà grandi cambiamenti per il nostro settore primario e non solo. Coldiretti ha già denunciato che la siccità è diventata la calamità più rilevante per le coltivazioni italiane. L’organizzazione stima danni medi intorno al miliardo di euro all’anno.
Che l’acqua sia un bene primario è un’ovvietà. Nel 2021 il Nasdaq ha lanciato la creazione del primo future al mondo sull’acqua, proprio come l’oro o il petrolio.
Secondo voi, l’Italia dovrebbe fare più investimenti nel settore idrico?
Autrice: Giulia Baccini