Per economia di guerra si intendono le misure di politica economica che vengono adottate dai governi. Lo scopo è quello di adeguare il sistema economico nazionale alle esigenze che derivano dalla partecipazione ad un evento bellico.
L’adeguamento del proprio sistema produttivo vuole garantire:
- un soddisfacente livello di rifornimento di materiale bellico;
- un livello produttivo che soddisfi la domanda di consumi della popolazione.
Va però ponderato all’interno dell’azione di riconversione dell’apparato produttivo nazionale come non compromettere la capacità produttiva di materiale bellico, garantendo la quantità di beni di consumo primari necessari alla popolazione.
Infatti, in un tale scenario si potrebbe anche incorrere in uno shock di domanda per mancanza di risorse o manodopera nelle produzioni più tradizionali. In questi casi, il governo risponde con politiche di razionamento dei beni.
Un’altra eventualità, qualora il governo volesse rimpinguare le proprie casse, sarebbe l’emissione di titoli di Stato. Con il problema al termine degli eventi bellici di doverli rimborsare.
Come la guerra tra Russia e Ucraina ostacolerebbe la crescita dell’Eurozona?
Innanzitutto, c’è lo shock di offerta generato sui mercati dell’energia e delle commodities, con un incremento duraturo dei prezzi.
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Come se non bastasse, ci sono i “colli di bottiglia” che si sono creati lungo le supply chains che stanno già causando problemi a diversi settori europei. Contribuendo alla mancata crescita che si prevedeva ante guerra.
Tale situazione, unita alla forte instabilità geopolitica, manterrà alta la volatilità sui mercati finanziari, scoraggiando le decisioni di investimento di imprese e fondi con conseguenze negative anche in Italia.
Pensi che vivremo un’economia di guerra?
Autore: Dominich Guaddah