L’incremento del lavoro da remoto (smartworking) ha sicuramente favorito la diffusione del nomadi digitali. Grazie anche all’utilizzo di piattaforme come Airbnb. Ma di che cosa si tratta?
In generale, viene definito nomade digitale un qualsiasi freelance che intraprende un lavoro libero da vincoli di orario. Basato esclusivamente su un computer e su una buona connessione internet.
Dunque, il nomade digitale sfrutta le potenzialità e le tecnologie del lavoro a distanza per poter vivere come ‘’nomade’’ in giro per il mondo.
Ne sono un esempio le figure di youtuber, influencer, web designer. Da qualche giorno anche Brian Chesky, CEO e co-founder di Airbnb.
Airbnb è nato nell’ottobre 2007. La Industrial Designers Society of America stava organizzando una conferenza a San Francisco e tutte le camere erano state prenotate. Chesky e Gebbia, il suo coinquilino, non potevano permettersi l’affitto per il mese e decisero di affittare il loro appartamento. Comprarono tre materassi ad aria e commercializzarono questa idea come “Airbed and Breakfast”,
Chesky ha fatto sapere – tramite il suo profilo Twitter – che intraprenderà un nuovo stile di vita. Andando a vivere negli appartamenti della piattaforma in giro per il mondo.
Dai dati raccolti da Airbnb tra il 2020 ed il 2021 emerge che:
“in questo periodo, il numero di prenotazioni a lungo termine effettuate per condurre uno stile di vita ‘’nomade’’ è salito dal 9% al 12%”.
Testimonia la crescente diffusione del nomadismo digitale e spiegano perché più di 35 paesi concedono il visto per nomadi digitali. Questi visti hanno durata più lunga di quello tradizionale turistico.
Tra questi l’Estonia è stata la prima a dotarsi di un visto digitale; seguono poi, Portogallo, Islanda e molte altre. In Italia, invece, non è stato ancora previsto nulla per concedere visti per questa nuova categoria di lavoratori.
Conoscevi i nomadi digitali? Ti piacerebbe essere uno di loro?
Mirko Re