Attraverso l’obsolescenza programmata il produttore definisce strategicamente la durata del ciclo vitale di un prodotto, in modo tale da spingere il consumatore a sostituire il bene – spesso tecnologico – dopo del tempo.
Già nel 2005 una class action aveva preso di mira Apple.
Perché a batteria, insostituibile, degli iPod incorreva in un ripido calo delle prestazioni in pochi mesi.
I vecchi iPhone o iPad sono impossibili da utilizzare: non a caso l’Antitrust ha condannato Samsung ed Apple:
Perché gli aggiornamenti del software provocano "gravi disfunzioni e riducono in modo significativo le prestazioni".
Il cartello Phoebus, è uno dei più celebri esempi di obsolescenza programmata.
Fu costituito nel 1924 per il controllo della produzione e della vendita di lampadine.
Fu sciolto nel 1939.
Si è trattato del primo caso in cui un gruppo di aziende ha deciso di ridurre volontariamente la vita di un prodotto, così da aumentare il numero di articoli venduti.
La vita delle lampadine a filamento venne infatti limitata a una durata di 1.000 ore.
Le lampadine avrebbero potuto avere vita molto più lunga:
lo dimostra la lampadina centenaria, una lampadina a incandescenza funzionante da 121 anni, che si trova nella caserma dei vigili del fuoco di Livermore-Pleasanton, in California.
Già nel 1939, l’azienda Dupont, inventrice delle calze di nylon, produceva calze in grado di durare per decenni, ma di fronte ad un deciso calo della domanda, decise di abbassare la qualità del nylon utilizzato in modo da poter rendere le calze più fragili, incrementandone le vendite.
Fu proprio in questo periodo che i primi prodotti usa e getta fecero la loro comparsa sul mercato. Attraverso questo sistema si poté far ripartire la produzione, permettendo al mercato di riemergere dalla crisi del dopoguerra.
E tu, conoscevi l’obsolescenza programmata?
Davide Muscella
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