Veduta dei palazzi di Milano al tramonto, simbolo del mercato degli affitti brevi in Italia.

Affitti brevi, aumentano le tasse: la nuova stretta della manovra 2025

Con la manovra del governo Meloni, affitti brevi aumentano le tasse e cambia il modo di tassare chi affitta case per periodi brevi. La cedolare secca sale al 26% per tutti gli immobili. Sparisce così la precedente aliquota agevolata del 21%, concessa su una sola casa a scelta del contribuente.

Cosa cambia per i proprietari

Dal 2026 l’imposta sarà uguale per tutti: 26% per ogni affitto breve. Non sarà più possibile indicare un’abitazione con tassazione ridotta. Inoltre, anche le piattaforme online come Airbnb o gli intermediari immobiliari dovranno trattenere la stessa quota come ritenuta d’imposta.

La misura nasce dall’articolo 7 della bozza di manovra che modifica il decreto legge 50/2017. L’obiettivo è semplificare le regole e rendere il sistema più equo. Infatti, negli ultimi anni, molti proprietari hanno utilizzato gli affitti brevi per ridurre la tassazione ordinaria.

Chi rientra nella categoria degli affitti brevi

Dal 2017, per affitti brevi si intendono i contratti inferiori a 30 giorni. Possono essere stipulati da privati o tramite portali online. Inoltre, possono includere servizi aggiuntivi come la pulizia, la biancheria o la connessione Wi-Fi.

Questi contratti riguardano solo immobili abitativi situati in Italia, comprese le pertinenze. Finché si affittano fino a quattro appartamenti, non è necessario aprire la partita IVA. Oltre questo limite, però, l’attività viene considerata imprenditoriale.

Affitti brevi aumentano le tasse: cosa comporta la cedolare al 26%

La cedolare secca è un’imposta sostitutiva che sostituisce IRPEF e addizionali locali. Con la nuova aliquota del 26%, ogni canone sarà tassato in modo più pesante. Tuttavia, il governo punta ad aumentare le entrate fiscali e a ridurre l’evasione.

Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2023 circa 30.000 contribuenti hanno dichiarato redditi da locazioni brevi per 438 milioni di euro. La media è di circa 14.000 euro lordi all’anno. Per questo motivo, l’aumento della tassa avrà un impatto evidente sui piccoli proprietari.

La nuova imposta di soggiorno

La manovra proroga fino al 2026 la possibilità per i capoluoghi di provincia di aumentare l’imposta di soggiorno. Potrà arrivare fino a 7 euro per notte. Nelle città d’arte potrà salire a 12 euro, e fino a 15 in occasione di eventi come il Giubileo di Roma.

Il 70% del ricavato dovrà essere usato per promuovere il turismo. Il restante 30% sarà destinato a progetti sociali per minori e ragazzi con disabilità. Inoltre, i Comuni avranno maggiore libertà nel definire le tariffe, adattandole alle proprie esigenze.

Le conseguenze per il mercato

La stretta sugli affitti brevi punta a riequilibrare il mercato immobiliare. Tuttavia, molti proprietari temono una riduzione della redditività. Alcuni potrebbero tornare agli affitti tradizionali, più sicuri ma meno flessibili.

Per questo motivo, le associazioni di categoria chiedono incentivi e regole più chiare. Il governo, invece, sostiene che la misura garantirà maggiore trasparenza e concorrenza leale tra operatori turistici e locatori privati.

Dal 2026 il settore degli affitti brevi entrerà in una nuova fase. Le tasse aumentano, ma anche le opportunità di regole più semplici e un mercato più stabile.

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