La favola di Mandeville o favola delle api è un poemetto satirico del medico olandese Bernard de Mandeville (Rotterdam, 15 novembre 1670 – Londra, Hackney, 21 gennaio 1733).
Attraverso un parallelismo con l’ecosistema tipico di un alveare di api, de Mandeville porta una paradossale analisi della società umana.
Analizzando nella sua opera il comportamento delle api all’interno della loro comunità, de Mandeville arrivò alla seguente conclusione:
Quando gli individui agiscono secondo l’interesse personale ne giova l’intera società, così come la condotta egoistica delle singole api giova all’intero alveare.
L’opera vuole essere una critica all’intera società che cerca di apparire virtuosa. Nascondendo i propri vizi che paradossalmente sono necessari per il benessere collettivo.
Secondo de Mandeville, il perseguimento dei vizi conduce ad un incremento dei consumi da parte dei più ricchi. Facendo così circolare il denaro e aumentando posti di lavoro per le classi più povere.
Mandeville sosteneva che:
«Il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è necessaria per obbligarci a mangiare. È impossibile che la virtù da sola renda mai una nazione celebre e gloriosa.».
L’autore dimostra così che il benessere pubblico di una società mercantile è legato non alla virtù, all’avvedutezza e alla parsimonia dei suoi componenti, come si potrebbe pensare, ma ai loro vizi, ai loro comportamenti irrazionali e ai loro sprechi.
Questa favola è stata punto di riferimento per molti filosofi e economisti, da Smith a Ricardo.
Secondo te, può un uomo egoista giovare alla società, come sostiene la favola di Mandeville?
Carmelo La Manna