Quando tutto va male, il liberismo si fa da parte e il pensiero keynesiano torna di moda.
Mario Draghi, essendo stato allievo di Federico Caffè, ha ereditato un imprinting fortemente neo-keynesiano.
Pensiero keynesiano e pensiero liberale differiscono per come il mercato trova il suo equilibrio.
Per i liberisti il mercato trova il punto di ottimo in modo autonomo e naturale, senza nessun genere di aiuto.
Per i keynesiani è fondamentale l’intervento della mano pubblica per ristabilire l’equilibrio di mercato.
Il pensiero keynesiano ritiene tuttavia che l’intervento della mano pubblica debba avere un timing consono all’eccezionalità della situazione.
Questo potrebbe essere il piano di Mario Draghi: imbastire investimenti pubblici finalizzati a determinare un tasso di crescita superiore al tasso di interesse a cui lo stato si indebita.
Rispetto al governo tecnico Monti che aveva prediletto l’austerity per rimettere a posto i conti dello Stato, il governo Draghi mira a creare un volano che dia slancio all’intero sistema economico.
MIKAEL LANZONI