L’homo oeconomicus è morto?

L’homo oeconomicus  è un concetto coniato nell’Ottocento da John Stuart Mill. Si riferisce al modello di comportamento umano usato in economia secondo cui una persona razionale, che massimizza la sua utilità, cerca di ottenere i maggiori benefici col minimo sforzo.

Nell’ipotesi di informazioni perfette sulla realtà, è mosso dal suo interesse personale e calcola le possibilità con totale razionalità per la propria prosperità. La somma degli interessi individuali coincide con l’interesse sociale.

Già con la crisi finanziaria del 2007-2008, un numero crescente di ricercatori ha messo in dubbio la razionalità dell’homo oeconomicus.

La teoria neoclassica dell’uomo standardizzato è giunta davvero al capolinea?

Ad oggi, la stessa finanza comportamentale ha mostrato quanto influisca l’emotività umana sulle scelte. Inoltre, i modelli alternativi basati sulla cooperazione, hanno mostrato l’utilità derivante dal benessere comune.

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Se iniziamo a creare una visione diversa di agente economico, come parte di una pluralità. Ad esempio, la socialità e la relazionalità assumono un ruolo preponderante nello studio dei fattori economici.

Gli studi sulla felicità, sul volontariato, sulla gratuità, o anche semplicemente sulle motivazioni intrinseche che spingono a lavorare non soltanto per denaro, hanno mostrato che l’homo economicus è in via d’estinzione.

Per andare “oltre” l’homo economicus non è sufficiente riformarne il modello “standard”, mettendo l’accento su una serie di dimensioni cognitive o psicologiche intrinseche. Ma occorre riformulare alla radice la visione antropologica.

Anche se l’economia comportamentale, branca che contesta le premesse umane della teoria classica, acquista sempre più spazio. La figura dell’uomo razionale ancora non ci ha abbandonato del tutto.

Secondo te l’homo oeconomicus è morto?

Autrice: Giulia Baccini

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